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Clik here to view.– Come quando ti svegli la mattina, ti pesi e leggi sulla bilancia che sei a +4,7 kg, in 32 settimane e ti senti improvvisamente magra. E felice.
– Come quando passi la giornata in una spa, mentre sei in montagna, fuori diluvia, tutti guardano la tua pancia, tu provi il bagno turco ma svarioni, e allora ti butti su una mela. Ovviamente non lavata.
– Come quando la gente ti guarda per strada e sorride. Ma alla cassa del supermercato in cui avresti la priorità nessuno ti fa passare.
– Come quando torni nella città dove sei diventata grande, dove hai tanto pianto ma anche tanto riso, dove hai sputato sangue ma anche avuto tante soddisfazioni, e quando arrivi ti sembra di non ricordare nulla, ma poi una strada, una piazza, una finestra, un campanello, un terrazzo, una fermata della metro, un milione di ricordi, qualche birra, una valanga di gaufres e di patatine fritte, una vasca di moules, tante risate, un capodanno sotto la pioggia, a brindare con una triplo malto che ancora ti sogni, anche se la quinta non c’è più, e tantomeno Papillon.
– Come quando invece ti svegli la domenica mattina con la sveglia di marito che è andato a correre presto, e ti viene la luna, e sai già che sarà una giornata di merda, che niente potrà portarti il sorriso.
– Come quando incontri per caso all’Ikea un vecchio amico che ti dice che sei magrissima, solo pancia e pure poca.
– Come quando tua nonna ti chiede ogni volta che ti vede se sei incinta sul serio, solo perché lei in gravidanza era diventata una botte.
– Come quando fai la curva glicemica, e finché sei in ospedale passi due ore a sperare che vada tutto bene, non per tata, ma per continuare a mangiare la nutella.
– Come quando ti senti una mamma degenere, perché non hai letto manco un libro e non hai nessuna intenzione di farlo, perché non hai idea di cosa sia il percentile, perché ammetti candidamente che una birretta ogni tanto continui a berla, che continui a guidare e non lavi più la frutta, che tanto ormai… e che l’idea di allattare ti spaventa un sacco, per la dipendenza che crea, ma che se riesci la prendi in considerazione, per un fattore economico e di perder peso. Ma il tuo essere mamma degenere ti fa sorridere, e chissenefrega.
– Come quando decidi che è ora di sistemare la cameretta, ma sai bene che non sarai una mamma smelensa in rosa, ma per tua figlia vuoi solo risate, colori, musica e casino, e allora compri le stoffe con le fantasie più psichedeliche e colorate che trovi, rapisci tua nonna per un’intera domenica pomeriggio, e ti metti a rivestire una cassettiera, e quando tua mamma la vede finita ti fa notare che poi non ti devi lamentare se ti trovi in casa, tra 16 anni, una figlia dei fiori.
– Come quando in aeroporto menti sulle tue settimane di gravidanza, per prendere un aereo che ti riporterà a 13 anni fa, e quando scendi dalla scaletta respiri a pieni polmoni, ti togli la giacca e ti senti bene, anche se sai che nemmeno questa volta andrai a vedere la Sagrada Familia, perché così hai il pretesto per poterci tornare ancora, per la ventesima volta. E non per dire un numero a caso. E prometti a tua figlia, che tanto da là viene, che la porterai tra un annetto abbondante su e giù per la Rambla, a vedere i baracchini dei fiori e delle farfalle, a bere l’orchata in spiaggia, a vedere le fontane al Montjuic, sperando in Barcelona di Monserrat Caballè o in una qualunque di Ricky Martin.
– Come quando non riesci più a vederti i piedi, ma allo smalto rosso, per Dio, a quello non rinunci.
– Come quando compri da Mango un paio di jeans boyfriend cut, di una taglia in più, e ci stai comoda, solo perché ti intestardisci a non comprare nulla di premaman, che costa una fracca e fa tendenzialmente schifo.
– Come quando tua cognata ti porta giù tutine, vestitini, calzini e altre mille che finiscono in -ini, che sono microscopiche, rosa che più rosa non si può, e passi una settimana a fare e stirare 9 lavatrici con le suddette cagate, ma quando le rimetti nella cassettiera psichedelica ti senti un sacco mamma, e un sacco felice.
– Come quando marito invita a cena dei clienti, ti chiede di preparargli solo la crema di zucca con il latte di cocco e il curry che fa impazzire tutti, e magari un dolcetto, che per il resto fa lui il pesce. E allora vai nel panico perché una torta no perché il forno è impegnato, i bicchierini di tiramisù no perché non hai voglia di sbattimenti ed ore perse per pastorizzare le uova così lo puoi mangiare anche tu, la creme brulee no perché l’ultima volta è venuta una porcheria, allora mi viene in mente il grande classico, quello che ultimamente prendi sempre ma che non avevi mai fatto. Vergogna. E prepari tutto con anticipo, poi fai una prova nel forno per vedere se hai azzeccato tempi e temperatura, lo fai assaggiare a tua cognata e dopo il via libera, perché al primo colpo hai azzeccato tutto, ti senti una strafiga.
Tortini al cioccolato col cuore morbido (per 8 tortini)